sabato 28 agosto 2010

L'allegra famiglia di teste di cazzo

Esisteva una famiglia una volta.
Questa famiglia passava le feste di Natale insieme. Faceva cenoni e feste. Si riuniva per le manifestazioni di gioia, come matrimoni e nascite. Si vedevano regolarmente sia i vicini che i lontani, ci si informava sulle attività dei nipoti, ci si faceva favori.
Era la classica famiglia di teste di cazzo.
Anni dopo, quando un membro acquisito della famiglia decise di smetterla con il fingere che il suo matrimonio esistesse ancora, l'allegra famiglia di teste di cazzo cancellò dall'albero genealogico tre persone: lei e le figlie.
Che cosa avessero fatto le figlie, nipoti dirette, portatrici del cognome del capofamiglia ormai defunto assieme alla moglie, non è dato saperlo.
Che cosa abbia mai fatto lei a parte rifiutarsi di farsi venire ulteriori acciacchi da stress nervoso, ancora meno.
Sì sa però, nelle allegre famiglie di teste di cazzo che vivono in piccoli buchi di culo merdosi, non ci si fa troppe domande sulle dinamiche pissicologiche, te ne sbatti e basta che fai prima.
Che cosa abbia fatto lui per meritarsi tutta questa fedeltà nonostante gli pesi persino farsi sentire per le feste comandate via telefono e non si sia mai sprecato a mantenere i legami famigliari perché tanto c'era la moglie a occuparsene, è inspiegabile.
Certo è che, dopo vent'anni passati a uscire con l'unica cugina coetanea, a condividere con lei gioie e malumori dell'adolescenza, le nottate passate a casa loro e le visite periodiche in cui ti salutano sorridenti quando ti vedono con la loro secondogenita, un po' ti brucia.
Ti brucia che ignorino l'esistenza di tua sorella ma si permettano di giudicarla quando la vedono vestita goth in città.
Ti brucia che non salutino nemmeno tua madre quando la incrociano per strada.
Ti brucia che nemmeno per la nascita del loro primo nipote si facciano sentire.
Paradossalmente poi, ora io e questo cugino sconosciuto, viviamo pure nello stesso buco di culo merdoso. Ma secondo voi, in questi ultimi mesi, in cui l'allegro neopadre con neononni a seguito passava davanti a casa nostra, vedendo la macchina di mia madre fuori gli è mai passato per la testa di fermarsi e dire: andiamo a vedere come la sta la vecchia zia Giò?
No.
Sapete che c'è? Che ora le righe comincio a tirarle anch'io.
Benvenuto al mondo piccolo.
Un po' però, mi spiace per te.

domenica 8 agosto 2010

Come morire cucinati

Mi arriva tramite tumblr sta roba qua.
Ora, io so che le stupide dimostrazioni testosteroniche di forza mascula non hanno mai fine, ve ne inventate sempre di nuove e, prevedibilmente, vi fate male. Sempre.
Prevedibilmente poi, nonostante vi siate fatti male (a volte parecchio) dite pure: "Ok, cosa facciamo ora?"

Ora, non venitemi a dire che quando vostra moglie/madre/fidanzata vi porta il pollo al vapore in tavola non vi siete mai resi conto che la pelle veniva via che era un piacere, bella burrosa e oleosa. Cos'è l'aveta mangiato sempre arrosto? Siete talmente masculi che non siete mai incappati nel momento di infornamento del pollo dentro la teglia con uno bello strato d'acqua in cui sguazzavano anche patate e spezie?
Bene, cosa vi ha fatto credere che voi, nelle stesse condizioni del polletto (senza patate), non avreste fatto la stessa fine?
Sono sempre muscoli, pelle, tendini e ossa. Meno commestibili, in quantità maggiore, ma sempre maledetta carne è.
Guardatele bene le foto, del russo completamente spelato e del filandese che si sfalda come lo toccano. Il finlandese si è salvato solo perché era più grosso e quindi richiedeva un tempo di cottura più lungo.
Chiamandosi "Gara di resistenza" immagino che i concorrenti vengano messi nella pentola sauna e quelli che gettano l'asciugamano han perso.
Bene, conoscendo quanto sa essere stupido l'uomo, mi stupisco che non sia successo prima. Perché ne bastano veramente due che decidono di ignorare i dolori dovuti alla cottura per arrivare alla tragedia.
Che poi, se proprio ci tenevano a fare la fine del polletto in pentola, potevano almeno portarsi un po' di rosmarino e avere la decenza di farsi decapitare prima.

mercoledì 4 agosto 2010

Trilogia Millennium


Ok, parliamo un attimo di Stieg Larsson.
Anzi no, parliamo della sua trilogia.
E non mettiamoci un attimo, mettiamoci un po'.

Io non avevo avuto molti dubbi sul fatto che prima o poi avrei comprato almeno il primo. Insomma, con certi libri bisogna andare a vedere perché fanno tutto sto successo (con altri invece si può evitare, tipo Moccia, Meyer & Co,), certo per chi prende un forfettario ridicolo al mese tocca aspettare. Cosa?
L'economica Marsilio ad esempio.

Bene. Comprato il primo.
Divorato.
Comprato il secondo.
Una notte sola di lettura (seriamente, era da HP e l'ordine della fenice che non mi succedeva).
Comprato il terzo.
Con un po' più di calma.

Allora, è chiaro a tutti credo che il primo libro è stato solo un pretesto per gli altri due, un modo per introdurre i personaggi, le dinamiche tra gli stessi e i temi principali della serie (che doveva essere di dieci volumi, dieci!).
Ecco soffermiamoci sul tema.

Il tema è il titolo del primo libro: Uomini che odiano le donne. Vale a dire misoginia e tutto ciò che la concerne.
Impregna ogni pagina, riga e parola dei libri. E' solo dal secondo però, che la cosa comincia a farsi soffocante. No meglio, nel secondo è più presente, nel terzo ti sommerge. Il terzo libro infatti è stato molto difficile da leggere (esattamente come la situazione). Descrive la battaglia legale e di vita di una giovane donna per affermare se stessa e recuperare i propri diritti civili che le spettavano, nonostante il parere di chi aveva deciso il contrario.
La battaglia peggiore ovviamente, anche se più in secondo piano dell'altra, era quella che la protagonista ha dovuto cominciare, combattere contro se stessa per lasciarsi aiutare.

Insomma, nel primo libro abbiamo Mikael "Kalle" dannato Blomkvist che fa lo splendido e poi scopriamo che in realtà la protagonista è Lisbeth.
Una Kansas City Shuffle in grande stile, seriamente. E quando te ne rendi conto è troppo tardi, perchè il primo libro ti ha catturato e stregato, il secondo ti lascia in sospeso, brutalmente trinciato a metà e il terzo ti fa soffrire come un cane, ma ormai devi sapere come va a finire.

Purtroppo il terzo libro, nonostante abbia le montagne russe maggiori, ha anche il finale più deludente (proprio per le montagne russe da panico).
Spoiler alert.


Dopo due libri da ottocento pagine l'uno e seicento del terzo, serve necessariamente qualcosa di più di qualche pagina che ti dice sinteticamente cosa ne è stato dei cattivi. Perché dopo seicento pagine in cui sappiamo ogni loro minimo pensiero e paranoia e azione, io la catarsi del sapere le conseguenze dei loro atti dopo la disfatta la voglio.
Voglio sapere cosa pensano dopo che sono stati massacrati e buttati giù dallo scranno di onnipotenza su cui si erano autoinstallati, voglio sapere le considerazioni di un vecchio idiota misogino che non si rendeva conto di vivere nel 2000 e non nel 1960 ma pretendeva di comportarsi come se.
Li voglio.
Il solo processo di Lisbeth non mi basta e neanche la sua ritrovata libertà che usa fuggendo per settimane in Gibilterra. Cioè, mi hai massacrato lo psichiatra e ora? Io voglio il suo decadimento e linciaggio mediatico, voglio le fanfare e gli gnégné. Voglio che arrivi al suidicio.

Ma questa considerazione è inutile. Temo che siano tutte inutili, lo sono diventate nel momento in cui Larssonn è morto, lasciando incompiuta la serie. Che lui forse me le voleva anche dare tutte quelle cose, nel quarto libro e in tutti i successivi, ma non ha fatto in tempo.


Fine spoiler alert

L'ultima cosa che mi rimane alla fine è una delusione peggiore, quella della famiglia di Larsson. Perché a leggere i suoi libri nessuno ha dubbi sul fatto che condanni la misoginia e il mancato riconoscimento del diritto di vivere come si vuole la propria vita sentimentale e sessuale. Nonostante questo però la sua compagna Eva Gabrielsson, che viveva con lui da 32 anni, non ha ricevuto nessun diritto di eredità. Puff. Come se in quei 32 anni Larsson avessi vissuto col suo gatto e non con un essere umano.
Per tutti e tre i libri in effetti mi sono chiesta cosa potesser aver scatenato tutto quest'odio di Larsson verso la misoginia, un uomo, che sicuramente non ha mai avuto a che fare in prima persona con le difficoltà che descrive (particolarmente bene), ma leggendo quelle due righe di Wikipedia un sospetto mi viene.



Quindi leggetelo. Ma non per i temi femministi e far crollare l'assurda convinzione che la Svezia sia la culla del femminismo. No.
Leggetelo per il thriller. Per la cospirazione. Per avere il fiato continuamente sospeso. Per le descrizioni prolifiche di personaggi di quart'ordine che però non stonano mai (c'è un motivo se sono così spessi). Per il piacere di avere in mano un libro che sai che ti farà fare il giro più lungo sulle montagne russe di tutta la tua vita. Per innamorarsi di Lisbeth. Per amare Mikael Blomkvist. Per desiderare di entrare negli uffici di Millennium. Per vedere un sacco di brutte persone finire con la faccia nel fango. Per scoprire quanto è diversa la burocrazia e logica svedese. Per piacere e per passione.
Poi, tutte le altre considerazioni, facciamole appena riusciamo a tirare il fiato.
Perché ci metterete un bel po'.