mercoledì 24 agosto 2011

Il lato sporco della battaglia

Vengono fuori, pian piano, ma vengono, le magagne di tutta la faccenda libica.
Giuro che per un attimo lo avevo sperato che fosse una ribellione completamente popolare, senza troppe ingerenze straniere, e invece no.
La NATO ci ha messo il suo bel zampone indelicato, il che significa che la colpa si rifletterà anche su di noi.
Colpa? Di cosa? Noi li abbiamo aiutati!
No, non è vero.
O meglio, certo che li abbiamo aiutati. A massacrarsi meglio e più velocemente, a portargli via una buona fetta del merito del successo della ribellione, a terrorizzare i civili inermi e non armati che ora sono rintanati nelle proprie case a sperare che i "droni intelligenti" della NATO non passino di lì.
No, non sto sputando sulla ribellione, più che sacrosanta, sto sputando su di noi.
La Norvegia, unico tra gli stati delle Nazioni Unite, si è tolta dall'impiccio perché aveva capito una cosa fondamentale: non sono cazzi nostri.
Una volta insorto, una volta lanciato all'attacco, l'unico supporto che doveva essere dato ai libici, tutti, era di assistenza medica e di rifornimento, non proiettili. Poi se volevano massacrarsi a vicenda fino a che uno dei due schieramenti non sarebbe stato eliminato alle fondamenta erano affari loro (e magari non l'avrebbero fatto se non avessero avuto un supporto militare così elevato, magari avrebbero cominciato a trattare, magari prima o poi a qualcuno la nausea del sangue sarebbe venuta, ma quando sono i droni ad ammazzare per te ed è qualcun altro a premere il bottone, potrebbe essere un po' difficile capire dove sta la linea di confine tra la ribellione e l'indiscriminato massacro).
E invece no, ci siamo finiti in mezzo, noi e la nostra maledetta spocchia di dover sempre intervenire ovunque, senza renderci conto che ogni volta che lo facciamo peggioriamo solo la situazione. Ci siamo arrogati il diritto di decidere qual'era lo schieramento che aveva ragione, abbiamo fatto da giudice, giuria e boia in casa d'altri. Gheddafi è un dittatore? Sì. Era compito nostro fermarlo? Assolutamente no.
Boicottarlo, sanzionarlo, chiudere i canali diplomatici, ma quel che succede in Libia i libici soli dovevano rimetterlo a posto.
Cos'è, la lezione a noi non è bastata?
Abbiamo accolto gli americani come eroi alla fine della seconda guerra mondiale e qual'è stato il risultato? Che sono ancora qui a rompere i coglioni. Anzi, il rompono ogni giorno di più perché continuano a sentirsi i maledetti salvatori del mondo.
Penserete mica che ci lasceranno rimanere lì ora, senza colpo ferire, a usufruire magari pure dei loro pozzi petroliferi? Illusi.
Ora che la ribellione libica è così insozzata resta solo da vedere come andrà a finire: se gli estremisti islamici alla fine riusciranno a prendere il potere paventando la sicura situazione prossima in cui la NATO comincerà a voler dettare legger per il bene dei libici (uh come ci godranno! e quanto ci godranno gli americani in una nuova repressione preventiva!!) o lo faranno i militari che non vorranno cedere il controllo del paese ad AlQaeda.
Sinceramente, tra questo e una possibile colonizzazione da parte nostra non so cosa augurargli. Se non altro loro non hanno impianti sciistici su cui stupide reclute americane andranno a sbattere, ma una seconda Ustica può sempre accadere.

Naturalmente il mio giudizio può ancora cambiare, dipende dalle informazioni che arriveranno in futuro, ma già ora come ora la vedo male, forse quasi peggio dell'Egitto.

martedì 23 agosto 2011

Noi, bambine cresciute con il topless (o senza!)

Voi che siete andati al mare in spiagge piene di bambini e bambine quest'anno, quante ne avete trovare con il solo slip del costumino?
Poche vero?
In molti siamo assistendo allibiti a una tendenza sempre più pericolosa ad attribuire ai bambini una sessualità che non hanno nelle pubblicità, ma fa veramente paura quando vediamo i loro effetti manifestarsi dal vero. Quindi ecco bambine di tre anni lanciarsi in piscina con un ridicolo costumino a due pezzi che copre l'inesistente e le impiccia tantissimo.
Perchè?
Io sono andata in colonia fino a undici anni con il topless, mia madre si rifiutava categoricamente di darmi il due pezzi perché "non mi serviva".
Ok, mia madre credeva anche che in terza media, giocando a pallavolo, non dovessi sentire la necessità di potermi depilare come tutte le mie coetanee, ma io veramente non avevo niente da nascondere a 11 anni e fino all'anno prima (cioè fino a quando nessuna delle mie coetanee si era sviluppata abbastanza e in realtà avrei potuto andare in topless fino ai 12) non mi aveva mai dato fastidio. Anzi, passavo allegre estati sul balcone di casa a giocare con l'acqua senza la maglietta.
Perché avrei dovuto vergognarmi? Di cosa avrei dovuto preoccuparmi?
Sapevo cos'era un seno, sapevo che andava coperto (sì ma non era obbligatorio) e sapevo che non l'avevo.
Devo anche dire che all'epoca in cui ero piccola io (20 anni fa, non era mica l'800) costumini a due pezzi per le bambine non li trovavi manco a pagarli oro. Davvero. I produttori stessi ritenevano che le bambine non avessero bisogno del doppio segno del costume una volta tornate dal mare. Diamine certe volte non avevamo nemmeno bisogno del costume!
E invece vedi anche bimbetti di nemmeno un anno razzolare sulla sabbia con il pannolone, o quelli di a malapena due con un costumino che raggiunge immediatamente le stesse dimensioni del pannolino perché viene immediatamente riempito di terra.
Ma a due anni, esattamente, cosa dovrebbero nascondere? Cosa potrebbe dare fastidio agli occhi altrui, anzi no, ai nostri.
Signori, quando le parti intime dei nostri figli cominciano a sembrarci peccaminose prima che questi sappiano anche solo intuire il significato della parola vuol dire che siamo in un mucchio di guai.
E se pesco il dannato stilista che un giorno ha detto: "Ma come un solo pezzo?! Guarda come sono carine con il due! Sembrano delle piccole donnine!! Sì ecco, da oggi anche loro con i due pezzi. Che poi si sentono discriminate, poverine!" gli brucio i peli delle palle sul fornello elettrico.

Fantasmi al museo

Ma sì, ma sì, parliamone anche noi. In fondo è estate, fa caldo e tutti quelli rimasti in città sono alla ricerca di qualsiasi cosa rompa la monotonia, quindi ben venga il fantasma.
Questa però non è un bufala, né uno scherzo di un architetto burlone, perché per come la vedo io, questo è social marketing.
E' facile, metti un telefonino con l'app caricata in mano a un tizio che può accedere ai lavori del museo, gli fai scattare una foto con il fantasma e gli fai diffondere la notizia per tutta Italia.
Panico! Panico!
Beh non proprio, ma quanto scommettiamo che adesso che la "sbugiardata" (chissà da dove è partita XD) con tanto di nome e link dell'applicazione è stata pubblicata su tutti i quotidiani e blog che vi si dedicheranno tutto oggi, i produttori si vedranno di fronte un enorme innalzamento di scaricamenti?

Credo che mi mancheranno questi giorni, in futuro, quando tutti smetterete di essere così gonzi :D

lunedì 22 agosto 2011

Si era partiti così

Sterilizzazione

Sillabazione/Fonetica[ste-ri-liZ-Za-zió-ne] 
1 lo sterilizzare, l'essere sterilizzato
2 processo termico o chimico che ha lo scopo di distruggere ogni forma di vita microbica in una sostanza o in un corpo qualsiasi
3 (med.) procedimento di legatura delle tube nella femmina, dei dotti deferenti nel maschio, che li rende incapaci di procreare

Tornate con la memoria ai banchi di scuola, alla terza media, all'ansia che causava la scelta della scuola superiore, la tesina, etc., e poi focalizzatevi sul periodo tra la prima e la seconda guerra mondiale del programma di storia.
Vi ricordate qual'era stata una delle prime azioni del nazismo riguardo alle cosiddette "minoranze"?

Zingari, Rom, omosessuali, handicappati, portatori di malattie croniche e psichiatriche, ebrei, tutti finirono sotto le mani di macellai chirurghi incaricati di sterilizzarli per mantenere pura la razza, per impedire che anche solo per sbaglio una goccia di quel sangue malato finisse mischiato al nobile e pulito fluido tedesco. (Ok, lo so, non sono stati i primi, ma sarebbe carino che fossero gli ultimi).

Non è un'invenzione, è successo davvero.
Migliaia di persone sono state sterilizzate perché diverse, perché non normali, perché non rispondenti a canoni estetici socialmente accettati (o a modelli comportamentali socialmente accettati), perché si portavano dietro da generazioni malattie ereditarie di cui non avevano colpa. Dimenticatevi poi la castrazione chimica, le belle sale operatorie pulite e sterilizzate, erano gli anni 30/40 e stavano operando su quella che consideravano feccia, non credo ci fossero andati tanto per il sottile.

Ebbene questi ricordi, uniti alle attuali notizie che vogliono vedere le donne indiane prima, e i Rom poi, fatti sterilizzare perché la popolazione è in sovrannumero, mi dà i brividi.
Primo, non stiamo parlando di sterilizzare una colonia di animali randagi che mettono a repentaglio la salute pubblica (che poi, anche qui, ci sarebbe un bel discorso da fare), ma di essere umani poveri e senza educazione che hanno bisogno di aiuto vero, non punizioni eugenetiche.
Secondo, la vena razzista e ipocrita è tale che non vale nemmeno la pena parlarne.

Naturalmente gli stati in questione pensano che sia meglio passare direttamente alle vie mediche (e magari forzate) invece che cominciare un programma di educazione sessuale (orrore e raccapriccio!!) o anche semplicemente di educazione.
In India, lo stato democratico con più povertà e analfabetismo al mondo, hanno anche promesso ricchi compensi in caso di sterilizzazione volontaria, che se solo si impegnassero per davvero a mandarli tutti a scuola la metà del danno sarebbe riparata (ma poi le figlie non si levano più di torno a 14 anni e magari pretendono pure di poter parlare per sé! E se poi insorgono tutti e vogliono un paese veramente democratico dove non esistono privilegi di casta??)

I Rom invece sono la popolazione europea più bistrattata in assoluto. Sì avete capito bene, EUROPEA. Non immigrati clandestini, europei. Cacciati a destra e manca per secoli, trattati in maniera tale che nemmeno gli ebrei hanno mai avuto così pochi diritti e tanti pregiudizi da combattere quanto loro (ma in effetti credo che sarebbe una bella battaglia) e adesso torna la fissa di sterilizzarli.

Io sinceramente, a vedere sprazzi di nazismo riapparire quà e là, mi sono stufata. Io una seconda Shoà non la voglio vedere e mi piacerebbe tanto che le persone comincino a vedere i propri simili come tali, invece che come scarafaggi da debellare.

E adesso tocca a...

Mi fanno ridere quelli che ogni volta che cade un dittatore, in questo caso Gheddafi, si mettono a dire che ora tocca a Berlusconi. Fanno ridere, e anche un po' incazzare, perché nessuno di loro rischierebbe il loro prezioso culo per mandarlo a casa.
I Libici sono morti ogni giorno per conquistare Tripoli e il resto del paese, per cingere sempre più d'assedio il bunker del loro dittatore. Ci sono figli e figlie che non torneranno mai più a casa, famiglie distrutte, bambini traumatizzati, uomini e donne torturati, tutto per la loro libertà.
Tutti quei lazzi, quelle risate, su "E adesso tocca a te" deridendo un uomo perché un esponente politico con cui era in buoni rapporti dovrà cedere lo scranno al popolo che lo reclama, fanno abbastanza pena.
Mi chiedo cosa credano che sia la Libia, ma soprattutto mi chiedo cosa credono che sia la rivoluzione e chi la deve fare.
Qualcuno gli spieghi che i libici, gli egiziani, i ribelli veri, se ne staranno a casuccia loro a rimettere a posto i disastri degli ultimi mesi e decenni. Nessuno si prenderà mai la briga di iniziare una ribellione per noi.
Volete mandarlo a casa? Ma davvero? Allora mano ai bastoni, fazzoletti sulla bocca e pronti a prenderle e darle. No perché cliccare "condividi" su Facebook non è proprio come lanciare una pietra contro una barriera di militari. Sappiatelo.

domenica 21 agosto 2011

Atei rivelatevi!

Questo mini articolo dell'UAAR mi ha fatto riflettere. Non tanto per il fatto che gli atei sentano la necessità di un social network dedicato, quanto che dichiarare la propria assenza di fede sia un "coming out". In poche parole è paragonato alla stesso tipo di rivelazione che dovrebbe fare un ragazzo o ragazza omosessuale.
Mi piacerebbe vederli a confronto due figli che vanno a colloquio dai genitori: uno gli dichiara di essere ateo, l'altro omosessuale. Mi chiedo quale dei due verrebbe sbattuto fuori a calci.
Sarebbe un esperimento interessante, non trovate?
Se dovessimo dare retta ai sondaggi però, ho credo che sarebbe l'ateo.
Pare infatti che negli States essere atei sia considerata una cosa orrida, davanti alla quale tutto il resto passa in secondo piano.
Ma perché?
Un candidato ateo è un candidato razionale, con meno pregiudizi della maggior parte delle persone e quindi improntato a dialoghi e decisioni di più larghe vedute di uno che va in chiesa ogni domenica, perché il credo, quale esso sia, delle limitazioni te le impone. Cioè, i dieci comandamenti non sono un "traccia" a cui ispirarsi.
Basta partire dal giuramento americano fatto sulla Bibbia.
Io me la sono fatta spesso la domanda: ma un islamico/buddista/ebreo/etc che deve andare a deporre in un tribunale, quando deve giurare, come fa?
Gli fanno una delega speciale? Gli cambiano il libro sacro? Dice il nome del suo dio? O ingoia l'umiliazione (perché è una chiara e lampante violazione dei diritti civili imporre il proprio dio a qualcuno, e far giurare un credente di una fede non cristiana sulla Bibbia è come dichiarare ogni volta, che il suo dio non vale un cazzo) e giura lo stesso perché se no la giuria si farebbe una brutta impressione di lui?
Questa è stata solo un'altra delle conferme che mi ha fatto capire che se mai io avessi veramente trovato il coraggio di andare negli States, prima o poi mi avrebbero linciata.
In Europa è da un po' che non è più un problema dichiarare la propria appartenenza o meno a un qualsiasi credo e dichiararsi omosessuale è ancora il coming out peggiore di un adolescente.
Immaginatevi: sedici anni, corridoi dei licei che se sono anche solo somiglianti a quelli dei telefilm in realtà sono zone di guerra, e sapere che per te la religione è solo un'enorme pagliacciata.
Quand'è che la smetteremo di considerare gli Stati Uniti quel baluardo di democrazia utopistica che non sono, e cominceremo a vederli esattamente come e peggio di tutti gli altri?
No così, solo per sapere.

venerdì 19 agosto 2011

Attentato

In Italia la parola "attentato" richiama molti ricordi, dolorosi, ma lontani nel tempo. Nessuno di noi sa cosa sia voluto dire vivere negli anni di piombo e tutti quelli che non sono nati e cresciuti in zone di grande attività mafiosa, non hanno idea di cosa significhi vivere in un posto dove il mattino dopo devi seppellire metà della tua famiglia.
Che potrei dire quindi di tutto ciò?
Parole banali come "orrore", "schifo", "inumanità"?
Io non ne capisco tantissimo di politica estera se devo essere sincera, non ne capisco tantissimo perché nella mia testa la gente è libera di vivere liberamente la propria vita, nello stato in cui ha scelto di abitare o anche di creare. Libera di credere in quello che vuole, in un nome del proprio dio, sotto la bandiera politica che ha scelto, con le proprie idee libere di essere espressa ad alta voce ovunque.
Però si chiama utopia e la politica estera ha un peso soprattutto in nome del capitalismo e di quei pochi maledetti che hanno preso il posto dei vecchi signorotti feudali quando la monarchia è stata scalzata dalla democrazia (che è un'altra bella utopia).
In pratica quello che è successo in Israele è che un gruppo di nemmeno 30 persone abbiano deciso di arrogarsi il diritto di decidere chi vive e chi muore. Dopo che hanno esercitato quello che loro credevano un diritto, altre persone che si credevano in diritto di vendicarsi come e su chi volevano, si sono date da fare provocando altre morti. La cosa peggiore però è che progettano di andare oltre, in un'operazione che provocherà centinaia di vittime la maggior parte delle quali voleva solo vivere la propria vita, crescere i propri figli, sopravvivere abbastanza da vederli figliare a loro volta e morire magari lasciandogli anche qualcosina.
Tanto per chiarire non sono antisionista, per quel che mi riguarda le vittime in campo sono due: il popolo palestinese e quello israeliano. I primi sono ostaggi politici di chiunque, i secondi di se stessi ed entrambi delle proprie religioni. Sono piuttosto sicura che una buona parte del popolo israeliano vorrebbe andare a dormire la notte sapendo che il giorno dopo il proprio figlio sotto le armi non rischierà di tornare a casa avvolto in una bandiera, così come credo che a una buona parte del popolo palestinese interessi solo farsi la propria vita invece che la guerra.
Però quei pochi a cui la guerra interessa continuano ad armarsi e arrogarsi il diritto di prendere delle vite da una parte e dall'altra, infischiandosene di chi voglia veramente giocare al loro stesso gioco, mentre e tutti continuano a credere fermamente nel vecchio dettame "occhio per occhio, dente per dente".
Come dicono i vecchi, e rimasero tutti ciechi e sdentati.
Persino qui in Italia i leghisti, i più fondamentalisti politicamente, stanno a mandando a fanculo il proprio leader, perché una volta messo il culo sulla poltrona del potere ha dimenticato tutte le belle parole e si è fatto i cazzi suoi. Credetemi la mia opinione dei leghisti è talmente bassa che mi ha fatto quasi gridare: "Miracolo! Anche i leghisti hanno un cervello!", per questo sono sicura che prima o poi anche da quelle parti qualcuno alzerà una mano per dire "Basta".
Aspetto fiduciosa. Nel frattempo armatevi di dentiere e occhi di vetro.

martedì 16 agosto 2011

Agosto in città

A differenza del 99% degli italiani, io e una manciata di colleghi stiamo passando Agosto a Torino.
Non che mi sia levata il mare, la mia settimana l'ho fatta anch'io, ma è strano vivere un posto che, in realtà, ad Agosto non ho mai visto.
La prima cosa che si nota è la rilassatezza.
Tutti quelli che ancora non erano andati in vacanza (e quindi erano i più nervosi, impazienti dell'arrivo delle ferie) non ci sono. Tutti quelli che ci erano già andati lo sono ancora. Tutti gli altri rimasti si guardano intorno, imbambolati, fissando le saracinesche abbassate, i cartelli di "Chiuso per ferie" e le strade vuote.
Questa rilassatezza ha avuto effetti collaterali un po' ovunque ma principalmente lo ha avuto sugli automobilisti. Non avendo più pile e pile di colleghi guidatori incazzati, sudati, barricati dietro i finestrini chiusi con l'aria condizionata al massimo e nervosi perché anche quella mattina i semafori maledetti ce l'avevano con loro e ora sono ovviamente in ritardo, sono tutti rilassati.
Non accelerano fino a 90 all'ora per fare i 20 metri da un semaforo all'altro.
Non ti guardano con odio omicida se ti prendi il tuo tempo per attraversare la strada.
Rispettano i limiti di velocità (!).
Noi facciamo parte di tutta questa umanità rilassata che si aggira per questa città che oggi ha proprio tirato un sospiro di sollievo. Tutti via. Solo poche manciate di esseri umani troppo tristi per non essere potuti partire o di essere rimasti soli per incazzarsi, azzuffarsi o guardarsi male e i turisti che si affollano nel crocicchio di Via Roma/Via Garibaldi-Via Po', rimanendo a tutti gli effetti invisibili.
Considerando che tutti quelli che ogni giorno rendono la nostra vita un inferno a causa delle psicosi personali che non possono fare a meno di scaricare su qualcuno in qualche modo sono in vacanza tutti assieme, in posti molto caldi dove forse l'aria condizionata in camera non c'è, coi bambini iperattivi appresso, in posti che le recensioni online lo davano come oro e invece è una bettola e magari preoccupati a mille di rendere questa unica vacanza indimenticabile, ho idea che quando torneranno i più riposati saremo noi.
Con un po' di fortuna si scannano tra loro.
E buon Agosto a tutti :D