mercoledì 7 marzo 2012

L'8 marzo rosso sangue

Tra un'ora sarà l'8 marzo la festa della donna.
Una festa insanguinata da secoli di violenze fisiche e psicologiche perpetrate sui nostri corpi, una festa che serve a ricordarci che non solo non siamo nemmeno a metà dell'opera con la nostra emancipazione, ma abbiamo a malapena cominciato.
Perché sono così tante le cose che ancora non vanno che al solo pensiero rischi di sentirti esausta e frustrata ancora prima di pensare a come andare avanti. Perché ogni giorno il bollettino di guerra si aggiorna con un'altra donna stuprata, picchiata, uccisa. E questo solo perché era donna, perché aveva osato dire no, perché voleva determinare la sua vita senza tener conto del parere dell'uomo che invece, quella vita, pensava di possederla. Come un oggetto, un elettrodomestico, qualcosa a cui puoi staccare la spina quando vuoi, non importa quanto brutalmente.

Io una volta ci ho provato, con un caro amico, a spiegargli quello che passiamo ogni giorno da quando nasciamo e qual'è la nostra principale causa di morte. Si è trincerato dietro la scusa che anche le donne sono violente psicologicamente e sono stronze e non sono meglio degli uomini, che anche loro uccidono e che non era giusto fare paragoni con gli omicidi perché non c'era nessuno che monitorava gli omicidi delle donne. Io a questo ragazzo ci voglio molto bene, ma no non sono riuscita a fargli capire che se non c'è un monitoraggio gli omicidi commessi da donne sugli uomini, è perché  non ce ne è bisogno. Invece gli uomini uccidono e parecchio anche. Ci massacrano nel corpo e nell'anima, ci fanno sentire puttane, sporche e in torto, le trovano tutte per farci del male e sinceramente non ne ho mai capito il motivo.

Perché io non ho mai desiderato possedere la vita di qualcuno, non ho mai voluto avere diritto di decisione sulle scelte altrui, non ho mai voluto tutto questo potere su un qualsiasi altro essere vivente e per quanto possa farmi male il rifiuto di una persona non ho mai desiderato fargli del male.
Ma là fuori invece ci sono migliaia di persone che pensano che sono loro a doverci dire come vivere, come comportarci, come vivere la nostra sessualità, come gestire chi può usare il nostro corpo, cosa essere o non essere, e ci puniscono se non facciamo come dicono loro.
Ecco, cosa.
Ma io non sono una cosa, io sono un essere umano molto indipendente e fiera di esserlo. E continuerò a esserlo checché ne dicano i maschilisti, i cattolici e i bigotti di ogni etnia, stato e religione.

Quel mio amico lì non ha mai saputo cosa volesse dire essere trattato come un oggetto, essere messa in un angolo da una battuta meschina. Lui non sa cos'ha dovuto significare sentire un altro caro amico mettere in dubbio le mie capacità di orientamento in quanto femmina e vederlo stupirsi quando vedeva che la cartina la leggevo meglio io e non lui. Lui non sa cosa vuol dire vedere lo sguardo scettico di un uomo quando parlo di una cosa tecnica che conosco benissimo perché secondo lui non dovrei avere le capacità manuali per farcela. Lui non sa cosa vuol dire essere scartate solo perché si indossa la maglietta di un videogioco e non una canotta scollata e attillata. Lui non sa cosa vuol dire guadagnarsi ogni dannato giorno il rispetto e l'attenzione che a un uomo si dà a priori indipendentemente dalle sue reali capacità, solo perché munito di un'appendice su cui ridicolamente basate tutto il vostro orgoglio. Non lo sa e non sa quanto mi ha fatto male.

Continuerò a volergli bene, certo, ma da quel giorno mi riesce molto difficile guardarlo negli occhi senza provare una sensazione di disagio. E domani forse mi farà pure gli auguri per l'8 marzo. Io, molto poco diplomaticamente, gli linkerò ogni dannato articolo di violenza sulle donne che troverò. Perché non è giusto: ci vengono tolte tante cose, il rispetto, la gestione del nostro corpo, la libertà di essere noi stesse ma il primato di essere le vittime preferite della società no, non ce lo toglierete con la scusa del cazzo che nella relazione tra i sessi pure noi sappiamo essere stronze.

E buon 8 marzo a tutti.