giovedì 27 ottobre 2011

SuperSic

"Ne valeva la pena?"
Il mio capo voleva che fosse questo il tema per un post di un blog di un nostro cliente. Sinceramente mi è sembrato troppo irrispettoso e mi sono rifiutata categoricamente.
E' vero che sembra folle, fare della corsa su una motocicletta sparata a più di 200 all'ora l'obiettivo della propria vita, ma non credo che sia più folle che voler scalare l'Everest, farsi il giro del mondo in solitaria in barca a vela, scendere da pendii innevati su un paio di assicelle, percorrere mezza Europa in bicicletta, etc.
Non puoi scegliere quale sarà la tua passione, il tuo sogno, quello che puoi scegliere è se perseguirlo o meno. Se davvero quel loro correre fosse inutile non lo farebbero e non ci sarebbero migliaia di persone a guardarli col fiato sospeso.
Sic è morto mentre perseguiva il suo sogno e in un istante altri due piloti si sono resi conto veramente di quanto ci vanno vicino a ogni gara. Non c'è nessuna polemica da fare. I sogni sono sogni. Quanto in là vogliamo andare è solo una decisione nostra.

Non seguo il MotoGP da due anni, cioè da quando corre lui. E' stata una questione puramente tecnica non di passione e ora mi dispiace non aver mai visto una sua gara, ma almeno sono stata in grado di difendere la sua memoria.

martedì 25 ottobre 2011

We are all stuck in a moment

Questo è un periodo veramente strano.
Il medio oriente è infiammato dalle rivoluzioni che portano a regimi militari o alla sharia, in Italia si fanno manifestazioni che finiscono con manifestanti che si menano con le forze dell'ordine. Quest'ultime poi pubblicano anche un comunicato stampa che insulta lo stesso governo le cui ragioni hanno appena finito di proteggere. Continuiamo a concentrarci sulle solite due religioni monoteiste a cui attribuiamo tutti i mali dimenticandoci che in realtà tutte le religioni sono un male, non a caso le chiamano l'oppio dei popoli. Il governo non è più in grado di governarci e lo sa ma dice che senza di lui non cammineremo. Guardiamo con passione le rivoluzioni dei nostri vicini di casa e poi li condanniamo per averle concluse nello stesso modo con cui le rivoluzioni si concludono da secoli. Inneggiamo al diritto di satira libera per condannarlo appena colpiscono qualcosa a cui teniamo.
C'è la crisi, tutti sappiamo che è colpa del sistema capitalistico attualmente in uso, ma invece di trovare tutti assieme un modo per sostituirlo (come ha fatto l'Islanda) ci affanniamo a salvarlo, eliminando magari con un colpo di spugna tutti quei diritti che i nostri nonni e genitori hanno conquistato in anni di lotte, sudore, fatica e sangue.
C'è tanta voglia di rinnovamento, tanto desiderio di cambiare e allo stesso tempo, c'è la paura fottuta di farlo.
Siamo sull'orlo del burrone e abbiamo paura di saltare.
Cambiare fa sempre paura. Chi l'ha dovuto fare, magari spesso, sa che esistono tre sentimenti strettamente concatenati che ti fanno arrivare al cambiamento: disperazione, desiderio, volontà. Non puoi cambiare sei sei solo disperato ma senza desideri e volontà, la volontà non sarà mai sufficiente se non supportata dalle giuste motivazioni e il desiderio rimane solo un sogno se ti manca la perseveranza di portarlo avanti. In ogni caso, anche quando finalmente ci decidiamo a cambiare, fa paura. Possiamo essere eccitati ed euforici, ma avremo sempre paura.
In teoria noi in questo momento dovremmo essere sia disperati, che volenterosi, che desiderosi. Anzi dovremmo essere persino frustrati ed esausti di tutte le fregnacce, le bugie i continui voltagabbana.
Dovrebbe essere facile, ma in realtà non siamo niente. Non siamo sufficientemente disperati, perché la sera torniamo a casa con il riscaldamento acceso, il digitale terrestre e il frigorifero qualcosa da mangiare ce lo darà. Non siamo abbastanza volenterosi perché già scendere in piazza e fuggire appena cominciano a volare i san pietrini è un atto di enorme coraggio, figuriamoci cominciare ad occuparla. Le nostre energie sono già spese per seguire altri desideri nei quali rimettere in sesto una nazione evidentemente non fa parte.
Là, dove hanno appena ucciso un dittatore per instaurare uno stato religioso, erano disperati. Erano frustrati. Erano furiosi. Si sentivano tenuti in ostaggio e repressi, non ne potevano più. Volevano qualcosa di diverso, lo volevano e lo sognavano con tutte le loro forze. Per questo sono insorti e non si sono fermati finché non hanno eliminato quello che per loro era d'ostacolo ai propri desideri.
Qui abbiamo un qualcosa di blando che ci lascia vivere comunque un po' come vogliamo, o almeno ce ne lascia l'illusione. Perché non glie ne frega un granché a nessuno della crisi, finché le misure per contrastarla non gli fanno perdere la casa. Non importa a nessuno delle riforme sul diritto del lavoro, finché il capo non lo convoca nel suo ufficio dandogli un preavviso di pochi giorni. Non importa a nessuno della continua ingerenza della Chiesa negli affari di Stato e del lecchinaggio dei potenti nei suoi confronti, finché non ti impediscono di sposarti con la persona che ami, di accedere all'aborto terapeutico con  urgenza e migliaia di euro che potrebbero essere spese nelle istituzioni finiscono nelle loro già fin troppo straripanti casse.
E poi ci manca la coesione, ci manca lo sguardo di insieme, ma soprattutto ci manca la capacità di fare le cose dal vivo. Persino quando ci interessa qualcuno andiamo prima sulla rete per cercarlo che a parlare con lui. Questo dovrebbe dirci molte cose, no?

Finché rimaniamo fermi nel nostro impasse personale, non è un gran dramma, prima o poi ne usciremo, ma quando è tutto il mondo occidentale a esserci dentro comincia a essere un grosso problema. Non trovate?

martedì 18 ottobre 2011

La partita di calcetto

Due settimane fa è accaduto finalmente: lo scontro maschi/femmine aziendale!
E tutto per un'innocua partita di calcetto.

Il malaugurato organizzatore ha mandato una mail alla lista interna (cioè a tutti, dipendenti, capi, topi e scarafaggi) la proposta di organizzare una partita di calcetto settimana prossima. Che c'è di  male? Anzi, che bello! Era parecchio che nessuno organizzava una serata generale.
Com'è, come non è, io gioco, io guardo, io vengo a cena.
Finalmente arriva: ehi, ma non è che possono giocare anche le donne?
Domanda legittima, che di solito giocano solo i maschietti ma mica lo dicono prima, si organizzano e poi dicono: "venite a vederci???".
La risposta non era proprio un sì pieno, ma autorizzava e quindi siamo in tre a dire di sì.
Solo che al riepilogo dei giocatori noi manchiamo. Oh! E noi??
Com'è, come non è, ma siete sicure, ma davvero volete, ok giocate.
E finalmente arriva! La mail della vittima sacrificale di turno un po' scherzosa, ma nemmeno troppo in realtà, che per farla breve spiegava che in campo loro volevano menarsi, mica stare attenti a come si muovevano perché c'erano le fragili fanciulle di mezzo che se gli fai male poi son cazzi.
Fischi, urli e insulti a vuoto, che il furbo ha pigiato "invia" ed si è smaterializzato nello stesso istante.
'affanculo, la prossima volta organizzatevi tra di voi e a noi ci invitate dopo, no?
Risposta mia, ma senza il vaffanculo che la convivenza aziendale è una cosa che va coltivata con cura e non vale la pena di rovinarla per una partita di calcetto (il fatto che il solo guardarlo mi provoca una crisi ormonale non centra, giuro).
Il giorno dopo l'organizzatore ci mette mezz'ora a convincermi a giocare e ci riesce facendo leva sul senso di colpa di abbandonare le altre due al loro destino.
E vuabbò, ok (anche perché se non giochiamo non giocano manco loro, tanti sono i maschi che vogliono menarsi).

Oggi comunicazione: campo prenotato, si gioca!
Alèèèè!
La vittima sacrificale punzecchia un po'. Un lady ci dà pacco (per Checco Zalone poi, vergogna!). Riepilogo dei partecipanti (due recuperati tra le ex-file addirittura). Mazzata finale: uno dei tre boss vuole giocare.
Argh!
Vuoi mica dirgli di no?
L'organizzatore giubila. Che può fare povero? La prossima volta si farà i cazzi suoi (e addio pure alle serate tutti assieme...).

Ora, non ci sarebbe veramente bisogno di spiegare le implicazioni di una presenza autoritaria a una serata goliardica tra colleghi: lingue ben silenziate, nessuna battuta cretina su/paragoni con clienti, zittire tutte le polemiche. Cazzo, che noia.
Ma la beffa, è che quella partita come una "cosa maschia" a quanto pare non era proprio destino che lo fosse.
Voglio proprio vederli io, i grandi maschioni, ad aver voglia di menare colpi bassi con un capo in campo, e mica uno qualsiasi, ma quello che fa i conti degli stipendi.

Insomma, sono indecisa. Sfotto o non sfotto?
Sarei per il no: il capo in campo mi mette relativamente al riparo da una mazzata pazzesca con relativo "te l'avevo detto che non eri in grado di giocare" (sì perché io me la son sentita pure dal vivo la cosa dell'inferiorità fisica femminile), ma la serata la rovina anche a me.

Insomma, la morale della favola è sempre la stessa: se vuoi organizzare una partita di calcetto, fallo tra le mail private e non in lista interna!
Speriamo che almeno alla cena post-partita non venga.

giovedì 6 ottobre 2011

La fine delle ere

Penso a Steve Jobs e al suo impero.
Penso a lui e a tutti quelli che ci stanno lasciando, lentamente e inesorabilmente. Penso a come il mondo sembri sempre più vuoto dopo che le persone che hanno contribuito a renderlo tale se ne vanno.
Jobs non era un mio Guru, ma anch'io ho pianto i miei miti e li vedo andare via con rabbia e dolore.
Dolore, perché anche se non li ho mai conosciuti hanno comunque condizionato in parte la mia vita e sicuramente sarà diverso senza di loro, rabbia perché non c'è nessuno a prendere il loro posto.
Sono nata e cresciuta in un'epoca in cui i Grandi erano già lì, in cui l'era del "pianto un seme e lo faccio crescere" non era già più possibile. Perché ci sono troppi ostacoli, troppi parassiti, troppe distrazioni e soprattutto troppe rovine da abbattere e sterpaglie da bruciare. Perché è difficile costruire in un posto dove è già presente un solido e potente complesso di grattacieli che non si può smuovere. Era sicuramente più facile per chi quel complesso l'ha costruito, perché lui ha trovato un campo incolto.
Ci sono ancora nel mondo pianure su cui costruire? Nuovi spazi da esplorare?
Io ho il terrore di un giorno futuro, in cui ci sveglieremo la mattina e ci renderemo conto che tutti quelli che ci hanno portato dove siamo ora, non ci sono più. Che faremo allora? Ci chiuderemo in casa a guardare i vecchi film snobbando i nuovi, vestiremo solo vintage e guarderemo con nostalgia alla vecchia tecnologia analogica? Che faremo quando ci renderemo conto che il mondo è vuoto? Che non ci sono più persone in grado di tracciare nuove strade ma stiamo vivendo ancora sulle vecchie?
Oggi se ne è andato uno che ha disegnato una cartografia mondiale.
Ci sarà ancora qualcuno visionario quanto lui?

mercoledì 5 ottobre 2011

Le schiave moderne

Gramellini lo dice proprio bene.
Lunedì la notizia mi era arrivata (sì, Vasco non ha occupato tutti i miei pensieri) e leggendola non si capiva bene cosa fosse successo. In ogni caso di primo acchito sembrava che non fosse tanto colpa dei proprietari, quanto degli addetti ai controlli (a sentire i testimoni almeno).
Devo ammettere che parlando di "maglificio" e "palazzina" mi aspettavo un edificio industriale, poi però vedendo le foto le dimensioni non mi tornavano proprio: quello era un piccolo condominio circondato da altri piccoli condomini, non era un edificio industriale. Dove diavolo era il maglificio?
La conferma dei morti, tra cui la ragazzina figlia dei proprietari che li ha messi al riparo sul momento da ogni critica. Poi gli articoli di oggi.
Mi dispiace che sia stata la figlia a pagare, ma come dice Gramellini, quella era una succursale degli schiavizzatoi cinesi e i proprietari erano degli schiavisti.
Quello era un edificio pericolante e le operaie lavoravano in un seminterrato senza uscite di sicurezza. Senza nessuna sicurezza. La ragazzina e le quattro donne sono morte per l'inadempienza e disonestà dei genitori, tutte vittime innocenti di questo menefreghismo dei diritti umani e civili che la crisi sta giustificando.
Per non parlare poi dell'ignoranza, del non voler capire che se vengono fatte delle leggi e delle regole per sicurezza dei lavoratori non è per spillare più soldi ai proprietari, ma per impedire che quattro giovani donne, madri di figli piccoli, crepino sotto le macerie di un palazzo pericolante.
Nella loro ignoranza e arroganza hanno ucciso anche la figlia e gli toccherà pagare anche per questo. O almeno lo spero.

martedì 4 ottobre 2011

Ancora Vasco

Scusate, torno su Vasco perché è una cosa a cui tengo. Non Vasco, ma la rete.
I legali di Vasco e la portavoce si sono difesi dicendo che un conto è la satira un altro la diffamazione.
Il problema naturalmente è sorto nel momento in cui gli admin hanno deciso di scioperare perché nonostante la loro disponibilità a collaborare già un anno fa, si sono ritrovati tutti convocati dalla polizia postale e la querela non era stata ritirata.
In effetti c'era da incazzarsi.
Lo sciopero era per informare nella maniera più veloce (e certo, anche eclatante) possibile, i propri utenti di quel che stava succedendo. Ha funzionato così bene che Wikipedia oggi li ha imitati.
Ora, io non ho le statistiche del sito, ma sono sicura che non fossero così ingenti da giustificare un simile dispiegamento di forze da parte dei portavoce di Vasco Rossi. Se si fossero fatti un bel giro nel sito, avrebbero trovato decine di pagine di suoi colleghi conciate anche peggio. Sono ragazzini, ragazzini a cui piace dissacrare tutto e tutti e non si limitavano a satireggiare su fatti realmente avvenuti ma ci aggiungevano della fantasia (crudele, ok, ma il primo giornalista che tra le sue fonti avrebbe citato Nonciclopedia sarebbe stato radiato dall'albo per idiozia).
Il tutto è stato un boomerang, in più sensi.
La pagina di Vasco è stata sommersa di insulti (siamo partiti bene con critiche costruttive, poi tutti gli utenti di Nonciclopedia si devono essere svegliati ed è partito il linciaggio. Su questo, chiariamoci, non sono d'accordo nemmeno io). I legali e la portavoce, dopo ore di silenzio (e qui, ce ne sarebbe da dire), hanno finalmente parlato. Male. Loro e la comunicazione su web sono due mondi a parte ed è chiaro che è ora che assumano un ufficio stampa che sappia come fare quel tipo di lavoro. La pagina ha chiuso i commenti liberi (riaperti poco dopo perché a quanto pare il consulente di social marketing deve essersi svegliato anche lui e gli ha dato una bella alzata. O almeno lo spero). E poi, puntali come il Natale, i ben pensanti si sono scatenati dicendo cose trite e ritrite come: "Ma non avete proprio altro a cui pensare? Lo sapete che c'è la crisi? E gente che crepa sotto le macerie? E assassini rimessi in libertà?". Certo, e lo sappiamo. Credetemi un giorno in più o in meno non ha fatto nessuna differenza per queste notizie. La faceva invece per questa, perché l'azione era lì e ora, non domani o dopo. Lì e ora.
Comunque nessuno può dire che non è servito visto che ora finalmente il dialogo tra il legale di Vasco e gli admin di Nonciclopedia si è riaperto e in maniera positiva (loro non hanno mai smentito la versione dei nonciclopediani, perciò temo che il muro di silenzio fosse più che vero. Che vergogna).
Un'ultima cosa mi viene da dire a buonisti del "Ma occupatevi di cose più serie": era seria. Magari pensate di no, magari avete ragione, ma in quel momento contava. Ha contato. Tantissimo. Abbiamo rimesso a posto l'idolo intoccabile di Italia in poche ore, vi pare un risultato da poco?
Ha detto anche una cosa importante: attaccateci e ci difenderemo. Voi  non vi rendete conto che se siamo fondamentalmente incapaci di ritrovarci tutti e quanti in piazza per manifestare il nostro dissenso, siamo invece infallibili in rete. Invece di lagnarvi perché secondo voi sprechiamo tempo, imparare a sfruttare questi meccanismi non sarebbe più utile?
Capire come coinvolgere tutta quella massa di tensione, rabbia e reazione e spingerla contro un obiettivo reale e importante, non sarebbe una tattica vincente?
Perché i tempi sono cambiati, noi siamo cambiati, le armi sono cambiate.
Se la rete non fosse così potente com'è non tenterebbero di imbavagliarla.
Pensateci.

Wikipedia sciopera

La rete è un po' così, uno fa un'azione degna di nota e la prima cosa che succede è che viene imitato. In questo caso dalla copia originale, cioè Wikipedia.
Visto il casino successo tra Vasco e Nonciclopedia, anche gli amministratori del sito devono aver pensato: "Se funziona con loro...". Non che io stia parlando di plagio, per carità, è solo una buona idea che viene utilizzata e mi rammarico che non sia successo prima. Nell'ultima ora chiunque abbia provato a fare una ricerca in rete cliccando fiducioso come al solito sul link di Wikipedia in questo momento si starà facendo venire un attacco d'ansia.
Ed era ora, direi io.
Il comma 29 del DDL Intercettazioni può agire su qualsiasi "sito informatico", il che significa anche Wikipedia. Significa che nonostante la rigida politica di citare sempre le fonti da cui si prendono le informazioni, qualcuno non soddisfatto che sulla sua pagina ci sia il riferimento a quella volta in cui si è drogato ed è stato ripescato nudo da un canale di Venezia, può citarli per diffamazione. Poi i citati potranno portare in aula migliaia di foto internet e articoli di giornale a sostegno della loro innocenza, ma intanto sono soldi e tempo, che di solito il popolo della rete non ha (altrimenti, dico io, difficile che saremmo il popolo della rete). Senza contare che i querelanti vorranno gli utenti singoli e Wikipedia dovrà scegliere se andare contro la loro privacy o rischiare in prima persona.
Bello vero?
Metilparaben ha fatto un esempio estremo di cosa potrebbero andare le cose se il comma passasse.
Ieri la faccenda Vasco/Nonciclopedia è stato solo un assaggio prematuro.
Se il DDL passa per intero, noi potremo anche indignarci la prossima volta, ma non servirà a niente. Certo la faccia ce la perderanno, ma uno molto accanito potrebbe tentare di bloccare qualsiasi tipo di comunicazione diretta tra il denunciato e i suoi utenti, fino al giorno in cui la censura sarà completa.
Certo non sarà mai completa: esistono piattaforme di blogging che a differenza dei normali provider (tra cui c'è anche questo), non rilasceranno mai e poi mai informazioni sui propri utenti. Una di queste è Noblogs (bisogna cominciare a farci un pensiero), però la questura sarà autorizzata a ordinare alla polizia postale di oscurare il sito, di impedire l'accesso agli utenti. A quel punto bisogna essere bravi quanto i wileakiani e cominciare a cambiare ip a nastro riuscendo a comunicarlo ai propri utenti, ma chi si sbatterebbe davvero così tanto per un blog?
E' così che vogliono fare, prenderci per sfinimento.
Non sono neanche settantanni dalla caduta del fascismo e già siamo di nuovo dentro a una spirale di dittatura. Visto gli esiti di tutte le rivoluzioni io non è che auspichi veramente alla rabbia delle masse... ma prima o poi dovremo incazzarci. Non credete?

lunedì 3 ottobre 2011

Vasco Rossi: l'uomo piccolo e frustrato

Nonciclopedia chiude.
Magari siete contenti. Magari siete quelli che andando sulla pagina del proprio/cantante/attore/stilemodaiolo preferito vi siete fatti il sangue amaro, magari siete anche voi dei piccoli idioti che credono che l'"ironia" e "senso dell'umorismo" siano roba che si mangia.
Al "caro" signor Vasco, il Re del "Eeeeh" "Oooooh", che quando fa troppa fatica ad pensare e articolare due parole messe in croce deve per forza fare un vocalizzo da barbone ubriaco alla fase terminale di cirrosi (di cui ha anche l'aspetto tra l'altro), posso solo dire: vaffanculo.
Le tue canzoni mi rompevano già abbastanza i coglioni così, che ogni volta che un tuo vocalizzo stonato veniva passato alla radio tutti sbavavano manco fosse apparsa la Madonna piangente sangue in persona, ora pure Nonciclopedia hai dovuto far chiudere.
Sei proprio un uomo piccolo, uguale identico a tutti quei fascisti che stanno cercando di censurare la rete a suo di decreti, denuncie e quant'altro, e invece dovresti essere dall'altro lato, dalla liberta di espressione e di pensiero, della trasgressività. Non era così che ti ponevi? Come il leader del trasgressivi?
Ma naturalmente se il simbolo attaccato sei tu non vale, giusto?

A tutti quelli che mi hanno pigliato per il culo per anni per i miei gusti musicali mentre io dovevo mordermi la lingua perché Santo Vasco non si tocca, un grossissimo enorme Vaffanculo pure a loro.

sabato 1 ottobre 2011

L'oroscopo non ci prende

Nessuna novità in questo. Peccato che a dirlo sia una deputata attualmente seduta in parlamento che invece di parlare dello stato del paese si mette a pontificare sul fatto che gli oroscopi non valgono più, perché adesso si usa il parte cesareo.
Sì perché prima invece erano un fulgido esempio di scienza infallibile su cui fare affidamento.
Capiamoci, questa gente ci governa.
Davvero siamo stupiti dell'attuale stato finanziario del paese?