giovedì 6 ottobre 2011

La fine delle ere

Penso a Steve Jobs e al suo impero.
Penso a lui e a tutti quelli che ci stanno lasciando, lentamente e inesorabilmente. Penso a come il mondo sembri sempre più vuoto dopo che le persone che hanno contribuito a renderlo tale se ne vanno.
Jobs non era un mio Guru, ma anch'io ho pianto i miei miti e li vedo andare via con rabbia e dolore.
Dolore, perché anche se non li ho mai conosciuti hanno comunque condizionato in parte la mia vita e sicuramente sarà diverso senza di loro, rabbia perché non c'è nessuno a prendere il loro posto.
Sono nata e cresciuta in un'epoca in cui i Grandi erano già lì, in cui l'era del "pianto un seme e lo faccio crescere" non era già più possibile. Perché ci sono troppi ostacoli, troppi parassiti, troppe distrazioni e soprattutto troppe rovine da abbattere e sterpaglie da bruciare. Perché è difficile costruire in un posto dove è già presente un solido e potente complesso di grattacieli che non si può smuovere. Era sicuramente più facile per chi quel complesso l'ha costruito, perché lui ha trovato un campo incolto.
Ci sono ancora nel mondo pianure su cui costruire? Nuovi spazi da esplorare?
Io ho il terrore di un giorno futuro, in cui ci sveglieremo la mattina e ci renderemo conto che tutti quelli che ci hanno portato dove siamo ora, non ci sono più. Che faremo allora? Ci chiuderemo in casa a guardare i vecchi film snobbando i nuovi, vestiremo solo vintage e guarderemo con nostalgia alla vecchia tecnologia analogica? Che faremo quando ci renderemo conto che il mondo è vuoto? Che non ci sono più persone in grado di tracciare nuove strade ma stiamo vivendo ancora sulle vecchie?
Oggi se ne è andato uno che ha disegnato una cartografia mondiale.
Ci sarà ancora qualcuno visionario quanto lui?

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