mercoledì 23 giugno 2010

Be creative not dumb!

Dunque, visto che sono in vena continuaimo.

Ultimamente da quando sono iscritta qui faccio un sacco caso alle cose sessiste.
E' sconfortante.

Sul serio, è come quando frequentavo le lezioni di Fornara alla Holden, improvvisamente non ero più in grado di godermi i film. Perché notavo l'inquadratura e la luce e il sottotesto e il montaggio della scena e... e finiva che la storia la indovinavo tre volte più velocemente di prima (una teledipendente acquisisce presto poteri paranormali, quali capire entro la prima puntata se una serie fa schifo o è bella, entro la sesta come si evolve, entro i primi venti minuti la fine di una puntata e non vi sto nemmeno a dire quanto ci scocciamo coi film).
Insomma un disastro.

Beh, Fornara l'ho risolta facendola tabula rasa (non se la prenda, ormai mi capita pure coi manga, credo che si chiami Alzaimer o una cosa così), col sessismo proprio non ci riesco.

Cioè, non ci vuole molto a capire che se stai pubblicizzando una chiavetta internet, un divano, una vacanza, un fottuto vaso da fiori, la donnina lì l'hai messa solo come contorno.
Che poi dico, pensate davvero che ormai la gente compri le vostre cose perché 'crede' che gli diate anche la modella in omaggio? O perché pensa di diventare la modella o perché crede che se lo fa potrà rimorchiarne una e farci sesso tutta la notte (e il discorso vale anche per i maschietti, ma loro li spogliano di meno... ma ci stanno arrivando).

Insomma, tirate fuori le palle creative e date un minimo di vacanza a Fotoscioppe, che ormai non ci crede più nessuno che quelle siano donne al naturale.

Rebel!

Cioè, ma chi l'ha detto che l'età della ribellione è l'adolescenza?
Cioè, si ok lo è, ci si ribella ai genitori, alle regole fin lì seguite, ci si lagna, deprime, si va in crisi mediamente tre volte a settimana, gli ormoni impazziscono, etc...
Ma è una ribellione farlocca.
Insomma, diciamo che diventiamo grandi e cominciamo ad aver bisogno di spazi nostri, regole nostre e quindi diamo degli stronzi a mamma e papà. Contemporaneamente la nostra voglia di essere socialmente accettati si fa quasi disperata.

Beeeeeeeee...

Ora, dopo 5 anni di superiori, 3 di università, 2 di master e 1 di lavoro (vero), posso dire di essere effettivamente entrata nella vera età della ribellione (il che è paradossale perché fondamentalmente avrebbe dovuto essere minimo 5 anni fa).
Intendo dire quella contro le regole sociali precostituite.
Sia che i nostri vecchi siano dei cretini abissali o dei santi, passata l'adolescenza ci ritroveremo comunque a portarci sul groppone tutto quel che ci hanno trasmesso nell'infanzia (seguendolo o andandoci contro... ma non tronchiamo).
Invece la ribellione verso la società è una cosa diversa. Vedi cose che non ti piacciono, che ti fanno stare da schifo e pensi siano assolutamente ingiuste e prima o poi... (a meno che tu non sia proprio un pigro abissale) un minimo ti viene voglia di farlo per modificarlo... o per lo meno ne prendi atto del tutto.

Perché finché sei all'università sei ubriaco di sogni e voglia di fare. Quando arrivi al master ti metti una benda sugli occhi e fai finta che sei ancora all'università sebbene un po' di realtà cominci a filtrare. Quando ne esci e vedi finalmente il mondo senza filtri didattici, nudo e crudo com'è, cambia tutto.
Non sto parlando del semplice terrore di affrontare il mondo, quella è roba da manuale. Sto parlando di trovarsi improvvisamente in mezzo a persone che non sono tuoi simili, non parlano la tua lingua e non hanno i tuoi stessi codici morali. Perché a scuola puoi ancora scegliere con chi mischiarti, ma come fai a farlo quando sei nel mondo reale, quello del lavoro? Non puoi. E allora si rivela tutto.

Questo post non ha realmente senso, è solo una riflessione personale sui motivi che mi hanno portata qui, a disprezzare costoro , a smettere finalmente di fare la "donna moderna e aperta" e tentare di fare qualcosa anche se soltanto online e a voce.
Perché nella mia vita ho avuto un sacco di identità diverse, prima fra tutte quella che mi ha portata a negare in maniera estrema la mia femminilità in una qualche stupida ideologia trasmessami dal mio (idiota) retaggio culturale che mi aveva insegnato che essere femmina è sbagliato.
Ma il mio cervello è donna e ora l'ho capito fino in fondo.
E, anche se con undici anni di ritardo sulla formulazione di questo pensiero, sono felice di riuscire a dire al mondo che io sono fiera di essere nata con una vagina.

lunedì 14 giugno 2010

Mondiali de che?

E ricomincia sta follia dei mondiali di calcio.
La prima parola che mi era venuta in mente in realtà era "rottura", seguita a ruota da "cazzata", "cagata", "cheppalle".

Che poi ci provai pure io a entusiasmarmi per il mondiale quattro anni fa. Ero all'università, quindi il compito fu molto facile, non serve mica un genio per cominciare un po' a capirne di calcio o lasciarsi prendere dall'euforia per la vittoria di undici scemi in calzoncini.
Alt!
Vorrei sottolineare quello che ho appena scritto: "la vittoria di undici scemi in calzoncini".
La loro, non la nostra.
Lì noi non c'eravamo, non abbiamo giocato, corso, calciato palloni, fatto e preso falli, niet, nada, nothing, niente di tutto questo.
Loro vincono, i loro manager vincono, gli scommettitori vincono, noi poveri scemi che siamo rimasti appiccicati allo schermo abbiamo vinto un po' di euforia per roba non nostra. Anzi volendo ci abbiamo perso pure dei soldi.

Quindi a che pro?
La pace nel mondo?
Ma se andarsene a zonzo per l'Europa durante i mondiali si rischia il linciaggio.
Far girare l'economia?
Come, non prendono abbastanza?
Sfoggiare talenti nostrani?
Sbaglio o la metà delle nostre squadre di calcio sono straniere? Alla faccia della Lega poi.

Che poi porca miseria se ne imbroccano anche solo una di partita mi tocca pure sorbirmi tutto il casino sotto la finestra.
Guardate ragazzi, perdete al primo giro, così smetto finalmente di sentir parlare dei mondiali, che è due mesi che avete rotto.

Luttazzi blablabla

Luttazzi Luttazzi Luttazzi... cheppalle, sempre sto Luttazzi.
A me personalmente aveva rotto già le palle quando riuscì inspiegabilmente a far ridere una platea con la battuta sul mestruo bevuto. Non la parte maschile, da esseri che ridono immaginandosi scherzi cretini a base di escrementi non mi aspetto che ci arrivino, ma le femmine... che sanno esattamente consistenza, odore e colore del mestruo... gah! (vabbuò.. de gustibus...)
Battuta sul mestruo e argomento polemico dell'epoca a parte (la cui risposta ha soltanto confermato che la sua iper autostima è ormai irrecuperabile) ora ce ne è un'altra: lo accusano di plagio!
Ma non da ieri, da anni!!

E quindi? (della serie macchissene...)

La cosa sembra grave (mo' casca il mondo eh, vedete) perché tutti sti poveri fan erano convinti del contrario. Cioè che lui fosse la grande eccezione italiana in grado di produrre spettacoli di qualità tutti dalla sua testa!!
Poveri illusi... l'originalità noi l'abbiamo lasciata agli inizi del '600 e non siamo più riusciti a tirarcela fuori.
Poi ora sembra che i video che dimostrano che parecchie battute del tipo siano copiate spariscano dalla rete in tempo zero. Diavoli Lu', quanto stai spendendo per gli stagisti che la monitorano e segnalano immediatamente ogni minima stronzata?

Però non è questo che mi fa riflettere, ma l'incredibile quantità di persone che lo giustificano mentre lui tace. Sul serio, trovano giustificazioni per lui, lo sostengono, fanno analisi tutte in suo favore. E sapete chi mi ricordano? Tutti quelli che sostengono B. e cricca, giustificati e sostenuti anche durante il varo di plateali leggi ad personam.
Certo, paragonare un comico che non ha manco più accesso alla tv nazionale a uno che sta tentando da anni di avere come fornitura personale di cartigienica la Costituzione italiana è esagerato, ma che sia il comportamento base degli italiani? Dover trovare per forza di cose un punto di riferimento e instaurare una specie di matrimonio? Nel bene e nel male, in ricchezza e povertà, salute e malattia... Semper Fi!
E poi finiscono addirittura ad assomigliare alla Chiesa per lo scandalo pedofilia, dichiarando solennemente e un po' scocciati che tanto "non è l'unico" lo fanno anche "molti altri".

In realtà sono anni che penso che B.&Co. non siano il problema ma il sintomo, il caso Luttazzi non è che l'ennesima dimostrazione: anche messi di fronte all'evidenza che il vostro idolo in realtà è un ipocrita come tutti gli altri lo si accetta, perché è lui, lui lo può fare, lui è il mito, giù le mani dal mio mito.
Se no cosa? Ti suicidi? Vai in crisi? Alle prossime elezioni voterai Pdl?

Concludendo signori, io lo so che l'ateismo è spaventoso, è un vuoto abissale che non si riempe mai, ma trovarvi dei falsi idoli per compensare la mancanza di quel dio in cui non riuscite a credere peggiorerà solo le cose. Tornate a credere piuttosto, un essere invisibile e assente deluderà comunque sempre meno di un essere umano debole e fallace come tutti i suoi simili.

lunedì 7 giugno 2010

Con il sari rosa


A leggerla ci si chiede realmente per che cosa ci lamentiamo noi da queste parti ed è una domanda sbagliata, perché la risposta è: combattiamo per il livello successivo al suo.
Lei è ancora all'inizio, praticamente un feudalesimo misto ad anni '50 con sprazzi di anni '70, ed è una forza della natura.
Non c'è niente da dire se non che lo si legge tranquillamente in tre ore. Il numero delle pagine non centra niente, è scritto così semplice che va giù come l'acqua ma ti rimane per sempre.
Purtroppo temo che la sua politica d'azione da noi non funzionerebbe: sui diritti del lavoro e nella vita siamo ben lontane dall'averli ottenuti, ma il diritto di prendere botte dalle forze dell'ordine durante le manifestazioni lo abbiamo eccome.

Il disagio

Descriviamo il disagio.
Il disagio è quella cosa che puoi sentire in più punti del corpo. E' il macigno nello stomaco che ti fa dubitare di quello che hai mangiato a pranzo. E' il dolore sordo alle ossa che ti spinge a controllare dove hai messo l'aspirina. E' la tensione muscolare che non sentivi da quando ti costringevano ad allenarti due ore nello sport scelto dai tuoi genitori, "Perché fa crescere sani e forti". Sono gli improvvisi sbalzi di pressione che ti fanno sentire come se al posto del sangue a 36,5° avessi del fluido refrigerante direttamente iniettatoti endovena dal frigorifero.
Ecco quello è il disagio e più comunemente lo si prova quando ti vogliono far fare un lavoro che non ti piace.
Gli effetti collaterali sono:
- continue pippe mentali su come licenziarti quando ci sarà qualcosa che ti farà saltare la mosca al naso (perché ci sarà, non ci sono dubbi).
- la vendetta postuma in cui tu sei il dio della rete e tutti ti vengono dietro manco fossi il novello Mosè in grado di far aprire in due la marea di bit.
- apri un blog.

Beh che diavolo, almeno faccio qualcosa.
Ma non sarebbe bello se Mr.B. avesse sul serio provveduto a fornire a ogni giovine italiano/a un/a ricco/a rampollo/a da sposare per fare tutta la vita i mantenuti come suggeriva qualche tempo fa?

Spuntano fuori come funghi... solo la grande famiglia torinese ne ha sfornati a decine, datene un po' anche a noi! Così possiamo passare il tempo a non far niente, tanto le aziende andranno in malora lo stesso ma il conto alle Cayman sarà sempre al sicuro!