mercoledì 23 giugno 2010

Rebel!

Cioè, ma chi l'ha detto che l'età della ribellione è l'adolescenza?
Cioè, si ok lo è, ci si ribella ai genitori, alle regole fin lì seguite, ci si lagna, deprime, si va in crisi mediamente tre volte a settimana, gli ormoni impazziscono, etc...
Ma è una ribellione farlocca.
Insomma, diciamo che diventiamo grandi e cominciamo ad aver bisogno di spazi nostri, regole nostre e quindi diamo degli stronzi a mamma e papà. Contemporaneamente la nostra voglia di essere socialmente accettati si fa quasi disperata.

Beeeeeeeee...

Ora, dopo 5 anni di superiori, 3 di università, 2 di master e 1 di lavoro (vero), posso dire di essere effettivamente entrata nella vera età della ribellione (il che è paradossale perché fondamentalmente avrebbe dovuto essere minimo 5 anni fa).
Intendo dire quella contro le regole sociali precostituite.
Sia che i nostri vecchi siano dei cretini abissali o dei santi, passata l'adolescenza ci ritroveremo comunque a portarci sul groppone tutto quel che ci hanno trasmesso nell'infanzia (seguendolo o andandoci contro... ma non tronchiamo).
Invece la ribellione verso la società è una cosa diversa. Vedi cose che non ti piacciono, che ti fanno stare da schifo e pensi siano assolutamente ingiuste e prima o poi... (a meno che tu non sia proprio un pigro abissale) un minimo ti viene voglia di farlo per modificarlo... o per lo meno ne prendi atto del tutto.

Perché finché sei all'università sei ubriaco di sogni e voglia di fare. Quando arrivi al master ti metti una benda sugli occhi e fai finta che sei ancora all'università sebbene un po' di realtà cominci a filtrare. Quando ne esci e vedi finalmente il mondo senza filtri didattici, nudo e crudo com'è, cambia tutto.
Non sto parlando del semplice terrore di affrontare il mondo, quella è roba da manuale. Sto parlando di trovarsi improvvisamente in mezzo a persone che non sono tuoi simili, non parlano la tua lingua e non hanno i tuoi stessi codici morali. Perché a scuola puoi ancora scegliere con chi mischiarti, ma come fai a farlo quando sei nel mondo reale, quello del lavoro? Non puoi. E allora si rivela tutto.

Questo post non ha realmente senso, è solo una riflessione personale sui motivi che mi hanno portata qui, a disprezzare costoro , a smettere finalmente di fare la "donna moderna e aperta" e tentare di fare qualcosa anche se soltanto online e a voce.
Perché nella mia vita ho avuto un sacco di identità diverse, prima fra tutte quella che mi ha portata a negare in maniera estrema la mia femminilità in una qualche stupida ideologia trasmessami dal mio (idiota) retaggio culturale che mi aveva insegnato che essere femmina è sbagliato.
Ma il mio cervello è donna e ora l'ho capito fino in fondo.
E, anche se con undici anni di ritardo sulla formulazione di questo pensiero, sono felice di riuscire a dire al mondo che io sono fiera di essere nata con una vagina.

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