lunedì 26 settembre 2011

Lo stato di polizia

A me fa ridere Berlusconi, che dice di vivere in uno stato di polizia.
Lui una situazione così non l'ha vissuta, l'ha creata. Più di una volta.
Lui non è mai stato in mezzo alla folla, a manifestare pacificamente per le proprie idee, ritrovandosi a terra, malmenato e poi in cella, aspettando per ore di poter andare in bagno o bere o mangiare o venire medicato, in piena violazione dei diritti umani.
Lui non è mai stato prelevato dalla strada una sera morendo pochi giorni dopo per cause mai esplicate del tutto.
Lui non è mai stato preso a bastonate perché stava passando vicino a una manifestazione.
Lo stato di polizia che vive lui, la persecuzione che si sente addosso lui, è quella del bulletto che non capisce perché ce l'hanno tutti gli vogliono male. Che frigna che non è giusto mentre è in castigo per aver rotto apposta il giocattolo del fratellino. Che dà della stronza alla maestra che l'ha mandato dal preside per aver aggredito un compagno di scuola. Che sputa sul buttafuori che lo caccia a pedate fuori dal locale per aver molestato le cubiste.
Noi lo viviamo lo stato di polizia, non lui. Lui, dall'alto delle sue torri d'avorio ad Arcore, circondato da quei poliziotti che tanto disprezza ma di cui non manca mai di attorniarsi, merita di vivere in uno stato di costante terrore del palesarsi della legge.
Noi, che la legge la seguiamo e seguiamo tutte le procedure civili, sociali e legali per far valere i  nostri diritti, quando ci troviamo di fronte dei fascisti rabbiosi armati di manganello, cosa diavolo dovremmo dire?

Nessun commento:

Posta un commento