martedì 29 novembre 2011

La colpa non è dell'assassino

Secondo i suoi psichiatri, Breivik non era responsabile delle sue azioni al momento della strage, poiché non capace di intendere e di volere. Infatti secondo loro lui "Vive nel suo delirante universo e i suoi pensieri e le sue azioni sono governati da quell'universo".

Tutte le altre persone però che compiono i suoi stessi gesti proprio perché convinti della stessa cosa, sono terroristi assassini contro cui è legittimo scagliare una guerra preventiva, organizzare un embargo o autorizzare la tortura. Chi invade paesi altrui nella sacra convinzione di dover combattere ogni forma di comunismo perché secondo loro distruggerà il mondo ma fin'ora sono loro quelli che sono quasi riusciti più volte nell'impresa, viene pure dato il permesso di dettare legge. A chi invece vive e si comporta secondo i dettami ideologici scritti in un libro edito più di 2000 anni fa da persone che si pensa fossero sotto l'influenza di un essere mitologico che avrebbe persino messo incinta una donna senza deflorarla e che ogni domenica credono di mangiare la carne e bere il sangue di quel figlio, gli si permette di interferire con l'attività di stato.

No ma sta andando tutto bene. Continuate pure a crederci.

domenica 20 novembre 2011

Sei grasso, quindi non ti amo

Dite un po' voi se non mi devo incazzare.
Un paio di genitori hanno la fobia dell'obesità e affamano la figlia di un anno e mezzo.
Ora, cosa commentare?
L'evidente incapacità di amare un proprio figlio qualsiasi sia la sua estetica, o l'abissale ignoranza in materia di educazione alimentare che vige in quel paese?
Io non so in quale maniera sono riusciti a innalzarsi come fulgido esempio di occidentalità buona e giusta, ma magari è ora di smetterla. Ne abbiamo già avute (e ne abbiamo ancora) a sufficienza di culture che non amano i propri figli, vuoi per cultura, religione o ideologia. Ma che ora non li si ami per l'estetica mi pare troppo, vi pare?

Austerità di sto cazzo

E dire che le prime battute che sono girate su Monti sono state riguardo l'austerità.
Austerità di sto cazzo.
Invece di rilanciare il mercato italiano prendendosi un paio di auto del gruppo FIAT (praticamente son quasi tutte loro) magari a GPL ibride o a Diesel, il signore va in giro su auto d'epoca.
Dall'idea di austerità agli alti consumi e alti costi di manutenzione senza passare dal via (ma vuoi mettere la figura che ci fai?).
Non ci vuole un genio per capire che un auto nuova avrà bisogno di ben poco per tirare a campare per i prossimi due anni, mentre quelle che vuole usare lui hanno bisogno di cure costanti (e  non parliamo di quanto bevranno per farsi solo una ventina di chilometri).
Mi sembra una gran pacchianata, un capriccio, un gesto da "vecchio". Come il nonno che ospitato dai figli prende possesso della camera del nipote, sbatte fuori tutti giocattoli tecnologici e riporta la stanza allo stato in cui si trovava cinquantanni prima.
Io lo so che vi siete tutti scocciati di sentirci battere su questo tasto, ma un governo con l'età media di 63 anni non è in grado di capire le necessità di un paese dove chi ha realmente bisogno di riforme sta intorno ai 30. 
E questa cosa delle auto d'epoca secondo me, qualcosa già dice.

Non raccontate le fiabe ai bambini

Grazie a Once Upon a Time (guardatela!guardatela!guardatela!guardatela!guardatela!guardatela! ma in inglese che in nomi italiani fan proprio rabbrividire) sto riscoprendo un po' di fiabe e una di quelle che di cui non mi ricordavo proprio l'esistenza è quella di Rumpelstiltskin (Tremotino per gli italianofili).
Solo che ora non sono più una bambina e rileggendola dall'alto dei miei 27 ci sono rimasta un po' di stucco che le mamme ogni tanto la raccontino ancora.

In sintesi la storia è questa.
Un mugnaio ci ha voglia di darsi un po' di arie e dice a tutti che la figlia sa filare la paglia in oro. Ma và? Dice il Re, vieni cara che verifichiamo. Ma non ti metto in una bella camera per metterti a tuo agio, ti rinchiudo in una torre (che è bello mantenere le tradizioni) e ti do tre giorni di tempo per filare tutta la paglia che ti ho dato che non me ne frega niente di quanto ci metti di solito, io in tre giorni la voglio e in tre me la darai, se no ti ammazzo (un paio di scapaccioni da piccolo te li potevano anche dare però i tuoi).
La porella, a cui nessuno ha chiesto proprio niente manco se era vero che la sapeva davvero fare quella cosa là, si dispera giustamente, che scemo di un padre una bugia meno impossibile potevi trovarla? Non ci sono riusciti gli alchimisti come posso riuscirci io che manco mi hai mandata a scuola? Ma ehi! Arriva lo gnomo che ti risolve tutto. Ma mica la fa così, che se sai fare bene una cosa mai farla gratis (cit). Primo giorno voglio la tua collana. Il secondo l'anello. Il terzo non hai più niente? Ma proprio nei guai ti ha messa tuo padre, vabeh voglio il tuo primogenito (ma che razza di valuta hanno da quelle parti che un bambino ha lo stesso valore di un anello o una collana? Bel modo di insegnare ai piccoli il valore della vita umana). Il Re entra nella stanza, vede tutto quell'oro e si innamora (ma dai!). Ovviamente il primo figlio arriva (e in tutto questo tempo non le ha mai chiesto di filare altro oro? Ma che te la sei sposata a fare allora?) e ovviamente torna anche lo gnomo. Ma lei ovviamente non ci sta: primo il figlio è suo e poi minimo il Re la giustizia di nuovo (poco clemente prima per una cazzo di bugia figuriamoci se da via il primogenito). Insomma, lo gnomo un po' si commuove e le da una chance: indovina il mio nome in tre giorni (ma che è sta roba dei tre giorni) e ti lascio il pupo (certo che però giocavi in casa con il nome che avevi...). Ovviamente c'è il lieto fine, che ora che la tipa è ricca manda in giro un po' di scagnozzi spioni di cui uno riesce a tornare con la risposta, perché ha visto lo gnomo autocelebrarsi con una filastrocca in cui c'era il suo nome (sì, un po' scema come cosa). Fu così che lo gnomo, l'unico a essere stato onesto dall'inizio alla fine della fiaba vorrei sottolineare, rimane a bocca asciutta, mentre il Re oltre all'oro si è cuccato una moglie (sicuramente priva di tutte le pretese delle nobildonne visto quello che ha passato) e il padre ha la testa ancora sul collo nonostante tutto sia successo per colpa della sua idiozia.

Che si impara da questa fiaba?
Che se tuo padre è un idiota le spese le farai tu, mica lui.
Che la vita di bambino vale quanto un oggetto di bigiotteria quindi occhio a quello che fai prima dei diciotto anni.
Che se ti presenti circondato da un mucchio d'oro ti amerà chiunque.
Che se sei sufficientemente ricco puoi rompere qualsiasi accordo con l'inganno e lo spionaggio anche se il tipo ti aveva tolto le castagne da un gran brutto incendio.

No ma continuate a raccontare le fiabe classiche ai bambini, mi raccomando. Mica vorremmo che uscissero tutti onesti, furbi e responsabili!

Se il desiderio è visto come innaturale

L'eccitazione è una cosa naturale e quindi il trovare attraente qualcuno è normale (nonché cosa buona e giusta). Fin lì credo che si siamo arrivati più o meno tutti, così come molto faticosamente stiamo arrivando alla concezione di: solo perché una è vestita particolarmente bene non vuol dire che aprirà le gambe al primo che le si presenterà e la stupro è colpa mia (pian piano, ma ci stiamo arrivando...).
Loro invece no, battono fissi su quel chiodo che li sta rovinando sempre di più senza che se ne rendano veramente conto.
Fin da piccoli vengono abituati all'idea che il corpo femminile è peccato e che se ti ecciti è colpa della donna, mica tua (povero piccolino, ti si è rizzato? è colpa della strega brutta e cattiva!).
Il nostro cervello è programmato per trovare attraente il corpo dell'altro (o dello stesso, il principio è identico) è normale, è così che siamo riusciti a moltiplicarci fino a 7 miliardi. E' semplice istinto di conservazione. Mortificare e reprimere il desiderio però non lo farà sparire, lo acuirà sempre di più, fino a quando basterà incrociare anche solo per sbaglio lo sguardo di una donna per avere una mezza erezione. Difficile poi che l'abbia incrociato per davvero, perché da quelle parti le donne non sono autorizzate a fissare gli occhi di uno  sconosciuto, quindi ha fatto tutto da solo. Come al solito.
Quindi ora, per il desiderio incredibilmente represso di un uomo che ha dovuto trovare una via disperata per esprimersi, migliaia di donne verranno ulteriormente mortificate. Che poi questo tipo di accuse è l'unica scusa che hanno per interagire con una donna senza violare la legge islamica, quindi dopo gli occhi saranno la camminata, la forma della testa sotto al velo, la voce, fino ad arrivare alla loro stessa presenza in strada.
E quando non avranno più valvole di sfogo?
Chi non ha qualcuno su cui sfogarsi a casa lo farà con il primo che incontrerà per strada per una cazzata.
Quanto scommettete che anche in quel caso non sarà colpa sua?

venerdì 4 novembre 2011

Del desiderio, del rifiuto e dell'imparare a vivere

Ormai ci abbiamo fatto tutti caso. Se desideriamo tanto una cosa, ma non la possiamo avere, questa si fa ancora più desiderabile.
Questo vale per oggetti, cibi, sogni e persone. Soprattutto le persone. Gli oggetti, se risparmi, prima o poi li compri. I cibi se hai delle intolleranze gravi no, ma tra la vita e il cibo non è difficile scegliere. I sogni prima o poi si impara a gestirli o li si dimentica. Con le persone è molto più dura perché tocca anche fare i conti con il rifiuto. Un oggetto o un cibo non ti rifiutano, sono il tuo corpo e il tuo portafoglio a farlo. Ma quando sono gli altri a rifiutarti è come se ti uccidessero.
Il rifiuto è una cosa parecchio tosta perché non ci siamo veramente abituati.

Un esempio a caso: le feste di compleanno delle elementari.
Era quasi scontato che quando un bambino faceva gli anni prima o poi tutti avremmo trovato il biglietto colorato che ci invitava alla festa. Tutti. Nessuno escluso. I nostri amichetti, il bambino che si infila le (tue) matite nel naso, la bambina frignona e il bulletto che ti butta sempre a terra lo zaino. Tutti, perché se lasci fuori qualcuno poi questo ci rimane male.
Ed è lì che casca l'asino.
Perché dovrei invitare alla mia festa di compleanno i bambini che detesto di più o che mi rendono la vita un inferno? Solo perché siamo tutti piccoli, carini e vulnerabili? (Sfatiamo questo mito: i bambini sono crudeli e insensibili più degli adulti).
Non solo invitando tutti la festa per me non sarà una vera festa, ma non faccio capire a loro che non sono miei amici. Ok, ribattete pure che poi il bullo me le suona per farmela pagare, mica è detto che poi non me le suona alla festa o il giorno dopo per ricordarmi chi è che comanda. Almeno per una volta sto SOLO ed ESCLUSIVAMENTE con persone che mi piacciono e dico al bullo di andare a farsi benedire.
Invece no. Tutti amici, tutti belli, tutti assieme appassionatamente. La mia festa farà schifo e non vedrò l'ora che escano tutti di casa (mamma e papà compresi) iniziandoci tutti alla sagra dell'ipocrisia.
In più, né io né i miei compagnucci impariamo a gestire il rifiuto in tempo utile per quando ne riceveremo di seri (primi amori, borse di studio, lavoro, etc...) rischiando molto più facilmente la depressione.
Certo, genitori e maestre hanno ragione a pensare che un bambino ci rimarrebbe male a non essere invitato a una festa, ma magari capisce che se vuole essere invitato la prossima volta magari è meglio se smette di buttarmi a terra lo zaino. Non è che solo perché ho sette anni mi si deve proteggere da ogni bruttura sociale e personae: se ho un carattere di merda, è meglio saperlo per tempo.

Io, ora come ora, un rifiuto non lo so gestire. Razionalmente so che dovrei pensare: "ok, forse non ci sono portato/non è la persona giusta per me/meglio se faccio biologia che arte è un girone dell'inferno con la fila per entrare" ma alla fine mi butto sul classico "faccio schifo". Dicono che in realtà ce la puoi fare a imparare la lezione prima della pensione, io mi accontenterei di riuscirci prima della tumulazione. Chi l'ha dura la vince, no?

Ultima postilla di un post che non trae nessuna conclusione, la festa di compleanno è il primo passo verso il meccanismo molto in voga nei piccoli centri di continuare masochisticamente a frequentare persone che in realtà si detestano, semplicemente perché lo si è sempre fatto/poi si litiga/tanto i posti sono solo tre e mi tocca vederlie lo stesso.
Morale: w le metropoli!