venerdì 1 luglio 2011

Di Cota, regole e code di paglia

Dovrebbe essere facile no?
Non potevi accedere alle elezioni perché non avevi sufficienti firme, quindi te ne vai e si rifà tutto da capo.
E invece no.
Siccome alla fine è stato votato c'ha ragione lui, quindi non se ne va.
La cosa triste è che un sacco gli daranno ragione: chi se ne frega se non poteva accedere alle elezioni, io l'ho votato sta sù.
Questo disprezzo per le regole è veramente tipicamente italiano.
Sembra che le regole vengano viste come una cosa brutta, una punizione. Come quando la mamma ti diceva di non mangiare troppa cioccolata e tu pensavi che lo facesse perché ti odiava invece che per preservare la salute del tuo fegato e dei tuoi denti.
Ma lanciamo l'ennesima riflessione nel vuoto: se i Piemontesi ti avessero veramente voluto così tanto, non avresti avuto bisogno di far falsificare firme. Se poi continuano a volerti, non ci dovrebbe essere nessun problema a recuperarne altre per tornare alle urne. O no?

(Comunque io fossi nei Giovine viste le uscite di Cota vuoterei il sacco e lo farei affondare con me.)

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