sabato 16 luglio 2011

Trova qualcuno e sii felice

Quante volte l'avete sentita questa frase?
Quante volte vi è stata detta? Da amici, parenti, conoscenti... persino ex ragazzi.
Però questa cosa è orribilmente sbagliata.

L'idea che la nostra felicità possa dipendere da qualcuno è terribile e risale in un epoca in cui vivere da soli, oltre a essere considerato sconveniente, era anche sinonimo di suicidio. Fisico, vero e proprio. Non è che i ruoli di genere ce li siamo inventati dall'oggi al domani, erano necessari all'equilibrio sociale, primo, alla continuazione della specie, secondo alla sopravvivenza, poi (ma soprattutto per le donne che solitamente erano degli oggetti che passavano dal padre al marito senza soluzione di continuità).
E' chiaro che se ti dividi i compiti, io guardo casa, figli e orto e tu vai per campi e bestie, si vive meglio. Era una semplice distribuzione di risorse (e di assoggettazione ovvio. guai a lasciare a una donna la possibilità di autodeterminarsi, poi che fine avrebbero fatto i buoni  valori cristiani e la povera virilità maschile?). Ora però, nel XXI, dove i bisogni primari li reperisci senza grande fatica fisica e la tecnologia ha reso il divario uomo/donna pressoché nullo, non servono più. E non serve più nemmeno una vita di relazione stabile e duratura per essere felici. Anzi, semmai è l'esatto contrario.

Una volta la donna poteva scegliere un solo mestiere: la moglie.
L'uomo non poteva scegliere, avrebbe fatto quello che faceva suo padre (o il prete o il soldato).

E' chiaro che in queste epoche la realizzazione personale non esisteva nemmeno come concetto, esisteva solo la mera sopravvivenza, la continuazione della stirpe e del mestiere.
Di nuovo, in un mondo pieno di università, scuole specialistiche, borse di studio, pendolarismo, etc, non è più così, è il contrario. E' proprio perché c'è una vasta scelta che possiamo finalmente scegliere quello che più ci si confà. Nei limiti del realismo ovviamente.

Oggi il nostro scopo è solo essere felici. Ma se continuiamo ad affidare la nostra felicità a un concetto così arcano come "l'amore vero", il "per sempre felici e contenti", etc, siamo già destinati in partenza alla infelicità perpetua.
Magari l'amore l'avete trovato, una persona che vi guarda e vi ama nonostante i vostri difetti, i vostri scleri e le vostre manie e avete pure un sacco di interessi comuni, quindi vi sentite molto felici.
Ma se fate un lavoro di merda, che vi svilisce e ogni volta che suona la sveglia imprecate perché un'ora dopo vedrete persone che odiate, che vi daranno cose da fare che detestate e ogni giorno passato nella vostra vita quotidiana vi angoscia e vi rode sempre di più, quell'amore non vi salverà, anzi lo ucciderete.

L'amore ha bisogno di spazio, ha bisogno che chi lo porta sia già felice di suo, perché l'amore è un sentimento un simile a una sbornia. Perdete ogni riferimento spazio temporale, perdete le inibizioni e se non siete già in un contesto che vi dà sicurezza una volta finita la fase "luna di miele", di ogni minima depressione o malumore ne farete una crisi (e a nessuno piace un ciuco triste). Non ci vorrà molto che la vostra infelicità vi porterà a mettere in discussione tutto, a partire dalla vostra relazione.

Dovete avere un punto fisso, una missione, un obiettivo intorno a cui far ruotare il vostro amore e non il contrario. La vostra vita deve essere il faro a cui far approdare la nave della relazione di coppia, non il contrario. Altrimenti vi perderete nella tempesta e nel momento in cui il faro si spegnerà tanti auguri a ritrovare la rotta.

Questo papiro lo sto scrivendo per esperienza, il mio faro è stato messo in disuso definitivamente 4 mesi fa. Ora sono ancora dispersa nella tempesta, mentre cerco di ritrovare rotte perdute che ricordo a malapena. E nei giorni in cui la sua mancanza si fa molto profonda, la gelosia prova a far capolino e la solitudine pesa troppo, ho un mantra fisso in testa: devo riaccendere quel maledetto faro e devo farlo da sola.
E' l'unica cosa che mi tiene lucida e spero che mantenga lucido anche qualcuno di voi.

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