lunedì 28 maggio 2012

Gli insulti che usiamo ci dicono a che punto siamo

Nel 2012 mentre stiamo combattendo per dare alle coppie omosessuali gli stessi diritti di quelle eterosessuali, pare che dare del "gay" a qualcuno sia ancora una diffamazione.
Così capita che mentre ti leggi tranquilla L'Inkiesta o il tuo stream di Twitter, incappi in un tweet un po' ambiguo che ti dice che Corona si è offeso perché hanno detto che potrebbe essere gay (ma un bel "chissene"?).

Non è difficile capire come mai siamo ancora al livello del medioevo per le questioni di genere, perché ci sono padri che si impanicano quando vanno a prendere il figlioletto all'asilo e lo vedono giocare con una bambola, ed esistono persone che ai genitori e colleghi non dicono che in realtà con il coinquilino/a condivide anche il letto e non solo la casa, quando "gay" non indica solo la sessualità di una persona ma viene ancora usato come insulto.
Così come lo è ancora dare della femmina a un maschio.

Come pensate che mi senta io quando usate il mio genere sessuale per insultare qualcuno?
Come pensate che si sentano vostra madre, sorella, ragazza o migliore amica? Pensate che dire che una persona è come loro sia deprecarla? Veramente?
Il vostro migliore amico d'infanzia potrebbe essere gay, ma non ve lo dirà mai perché ogni tre per due date del "frocio" a qualcuno solo per divertimento. Preferirà far finta di niente o allontanarvi dalla sua vita per poter vivere in santa pace la sua e sarete voi ad averci perso.

Quando la smetteremo di usare definizioni normali come insulti, forse potremo considerarci finalmente un paese civile. Fino a quel momento tra noi e l'Iran sulle questioni di genere, di differenza non ne vedo così tanta.

Certo non mi aspetto che un signore come Corona capisca certe sottigliezze, che però chi di dovere la smetta di dargli importanza, sì.

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