lunedì 16 aprile 2012

L'arte maschile di riuscire a scherzarci

Io amo i miei colleghi. Seriamente. Quelli con cui vado a pranzo poi li trovo rigeneranti. Perché sono schietti e razionali e non parlano sempre di lavoro (sì, sono tutti maschi).
Però quando mi trovo improvvisamente in mezzo a battute misogine, per quanto dette per scherzo e solo per modo di dire, mi rendo conto che alla fine anche loro da qualche parte hanno insito un inconsapevole becero maschilismo.
Dico inconsapevole, perché sono piuttosto sicura che non se ne rendono affatto conto. Infatti non credo proprio che nessuno di loro davanti alle proprie madri/sorelle/nonne/compagne/figlie avrebbero mai fatto quel tipo di battute. Ma c'ero solo io, perciò cinque minuti sono diventati per un attimo un raduno solo maschile che non sarebbe stonato in un pub davanti a una pinta di birra e la partita sullo schermo.
Perché dite quello che volete, ma quando siamo a numero 51 vittime di violenza maschile dall'inizio dell'anno (in Italia), scherzare ancora sul vecchio proverbio "Quando torni a casa picchia tua moglie, tu non sai perché ma lei sì" è crudele e sintomo di un'ignoranza abissale della reale situazione della società attuale.
Quel proverbio, forse più di tutti, indica qual è stata ed è ancora (per molti) la reale concezione dell'uomo nei confronti della donna: un oggetto, un animale al loro servizio, che va addomesticato e asservito perché non sgarri ed esca mai dalle imposizioni patriarcali, perché loro sono i padroni e hanno il diritto di farci quello che vogliono. Ma soprattutto un essere che, a differenza loro, è fallibile e imperfetto e quindi va educato come un cane che non vuole stare alla catena, se necessario fino alla morte.
Li conosco bene ormai e so che un'azione del genere non è assolutamente insita nella loro natura e quel proverbio è solo un retaggio culturale lontano, ma purtroppo là fuori è pieno di persone che di quelle parole ne fanno una regola di vita ogni giorno. E sono tante le donne che non riescono a liberarsene e al medico del pronto soccorso dicono che sono cadute dalle scale. Di nuovo.
Perciò credo che scherzarci su, come se fosse un gioco, come se fosse acqua passata invece che drammatica realtà, sia stupido e sintomo della peggiore delle ignoranze. Perché i giornali ora ne parlano e di scuse ne hanno poche, e se riescono a conoscere a memoria tutti i dannati giocatori della Champions League, potrebbero anche sprecare due neuroni per assimilare la notizia dell'ennesima donna brutalmente uccisa dal compagno o ex.

Sì, ho smesso subito di sorridere e mi sono calmata per cercare un tono che non fosse di polemica, perché avrei rovinato pranzo e rapporti. Mi sono voltata invece ridendo, verso il più vulnerabile lo ammetto, e gli ho detto di rifare la conversazione davanti alla sua compagna. Dopo le battute su come sarebbe stato conciato finalmente il discorso è cessato.
Forse la prossima volta avrò il coraggio di dirgli di rifarlo davanti alla nostra collega V. che una volta di sorelle ne aveva due e una gli è stata portata via dell'ex-marito con un colpo di pistola. Chissà se rideranno ancora.

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