lunedì 16 aprile 2012

Sull'itech per principio non mi fido

Sì, sono nata in un'epoca di incredibile sviluppo tecnologico.
Ho visto praticamente nascere la diffusione dei cellulari, dai primi grandi quanto cabine telefoniche fino agli smarthphone.
Ho visto il passaggio dal walkman al lettore mp3.
Ho visto la morte del floppy disk a causa del cd-rom e l'arrivo dell'agonia dello stesso.
Ho visto la nascita del 3D.
Ho visto console game diventare più potenti e avanzate di un computer.
Ho visto la nascita dei tablet e degli schermi touch-screen.
E sono una dannata trekkie (selettiva, ma una trekkie).

Insomma, io nella tecnologia ci sguazzo (limitatamente al mio budget).
Ma la considero per quello che è: silicio, plastica e rame, in poche parole artefatti umani e quindi fallibili.

Nata poi in Italia, dove le connessioni internet sono 1. costose, 2. difficilmente reperibili, quando mi prospettano un futuro privo di supporti fisici, rimango sul scettico.
E non solo perché so cosa può succedere a un server se anche solo uno dei condizionatori della struttura si rompe, ma anche perché so che se è online non è impossibile craccarlo.

Io sono anche della generazione degli hacker e dei pirati multimediali. Non mi intendo di hackeraggio ma so che tutte le precauzioni utilizzate per impedire il rippaggio dei dvd sono state inutili. So che hanno provato a eliminare la pirateria sul mulo e sui torrent e gli ha detto male, anzi, ha costretto persone fossilizzate da anni sui metodi preistorici ad aggiornarsi. Ho visto la chiusura di Megaupload e Megavideo e questo ha reso solo le comunità più attente. Avevo visto la chiusura di AnimeDB ed è successo che i piccoli forum prima anonimi ora hanno il triplo delle visite. Ho visto insomma, forze dell'ordine affannarsi a rincorrere piccoli e grandi pirati e non gli riesce proprio benissimo. Anzi, è arrivato WikiLeaks.
E poi so che se c'è gente come quelli di Anonymus che fanno quello che fanno per ideologia, ci sono anche quelli che lo fanno per hobby o su commissione e che nonostante fumetti, film e telefilm ci dicano che se paghi abbastanza puoi avere difese impenetrabili, ci dicono anche che c'è sempre un pesce più grande, furbo e bravo di te.

Ho un collega che seppur informatico non frequenta nessun tipo di social network e non lo farà mai, perché se non vuoi che la tua privacy venga violata il metodo è uno solo: rimanere offline.
E io, che quando ho cominciato a usare la rete gli unici nomi ammessi erano i nick-name e dicevi il tuo nome vero (e di solito non assolutamente il cognome e al massimo la città in cui vivevi) solo dopo che ti eri veramente assicurato che chi frequentavi era qualcuno di fiducia, gli dò ragione. Quando è nato Facebook questa storia di usare il vero nome mi ha traumatizzata e sono dannatamente selettiva con i miei contatti (anzi, è ora di pulizia).

Perciò piano con l'entusiasmo e se dovete trasportare file di natura particolarmente privata fidatevi, le chiavette USB con un bel laccetto lungo da poter stare intorno al collo sono e saranno sempre il metodo migliore per tenere al sicuro dei dati. Se non altro saranno costretti ad affrontarvi faccia a faccia per averli.




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